Ok il prezzo (non) è giusto

Dei motivi per partire, del patriottismo obsoleto
e dell’anti-patriottismo forzato

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Sto per trasferirmi all’estero. Forse per sempre. Ma prima di spiegare i motivi che mi stanno portando lontano, voglio costruire questa semplice metafora tra il serio e il faceto: tutti noi siamo concorrenti di un quiz anni ’80.

Credo di poter affermare che sia stato uno dei giochi a premi che maggiormente ci è rimasto impresso, per particolarità, folklore, colore, scenografia, filosofia. Perché perfino una Zanicchi kitch e mal vestita non ha intaccato lo spirito intrinseco che permeava, secondo me, Ok il prezzo è giusto.  Il programma che nessuno, e ripeto nessuno, può dire in tutta sincerità di odiare. È un po’ come Max Pezzali: lo ricordi con tenue affetto, mentre porti avanti la tua vita in modi decisamente più produttivi.

Il messaggio essenziale su cui si ergeva il quiz era: tutto ha un prezzo, e va bene, lo sappiamo. Ma qual è il giusto prezzo delle cose?

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